Novembre 2021
Bianca d'Aponte: un Premio a lei dedicato che ha superato il concetto di gara per diventare momento di incontro
Bianca, la sua magia e le anime accese dalla sua vita
L'ultima edizione si è svolta dal 22 al 23 ottobre
E come ogni volta è lunga e dolce l’onda di emozione che tocca lasciare andare, mentre si voltano le spalle ad Aversa e ai giorni di Bianca. Lei è ancora ovunque, e ogni anno di più, perché si moltiplicano le persone che l’hanno incontrata e che da quel momento l’hanno sentita dentro di loro fino, talvolta, a cambiarne il percorso di vita. Tutto, qui, si esprime in musica e la musica parla di lei.
Le ragazze che arrivano al teatro Cimarosa per la finale trovano Bianca nelle melodie e nelle parole che hanno composto, nel bisogno di scrivere canzoni, nel sogno di una vita fatta di canto e di poesia: Bianca è ciascuna di loro, e loro la sentono. Lo dicono, ne parlano, se ne meravigliano. Quante ragazze abbiamo ascoltato, in questi anni, raccontare dal palco con stupore l’incredibile forza della presenza di Bianca, la sua energia positiva che vive attraverso le persone che popolano il Premio, l’inspiegabile clima di complicità profonda che si instaura tra loro e gli fa dimenticare di essere in gara.
Quest’anno, il talentuoso duo Still Life ha dichiarato che era stato facile scegliere due brani dal loro pur ricco repertorio, perché Bianca stessa, attraverso una delle sue composizioni, l’aveva scelta per loro. “È stata la canzone a venire da noi”. I giovanissimi studenti del Liceo musicale Cirillo hanno trascorso mesi a studiare la canzone Ninna nanna in Re, e la dolcezza delle parole di Bianca, nella loro interpretazione colma di amorevole impegno, si è riversata sul pubblico con una forza dirompente. La madrina di questa edizione, Chiara Civello, ha scelto tra il repertorio di Bianca una canzone di pace, Erbe ed Erbacce, e lì sul palco, gli occhi grandi e chiari e i lunghi ricci scuri, sembrava incarnare Bianca stessa. Musica e magia.
Abbiamo visto artisti della levatura di Enzo Avitabile comporre canzoni per lei (Bianca), come prima di lui i Letti Sfatti (Brilla una stella).
E non c’è mai stata occasione da perdere, per chiunque abbia preso la parola su questo palco da diciassette anni a oggi, per esprimere commossa gratitudine a Bianca e alle persone che hanno dato la vita a lei e a questo Premio che è il procedere del suo percorso: i genitori Gaetano d’Aponte e Giovanna Vitagliano, mai dimenticando il suo amico d’infanzia Gennaro Gatto, per tutti Genni, instancabile motore della due giorni aversana e rassicurante punto di riferimento.
Da quattro anni si aggira in mezzo ai suoi ospiti, tra le file del teatro e ai tavoli del ristorante, il direttore artistico Ferruccio Spinetti, discreto fino alla linea dell’invisibile eppure ovunque, con il sorriso gentile, la voce lieve, e un incedere lento e un po’ goffo che ci rivela che il suo contrabasso è sempre lì, dolcemente ingombrante tra le sue braccia, anche quando non si vede e non vibra al passaggio delle sue mani. Una simbiosi tra l’artista e il suo strumento che non può non portare il pensiero dritto a colui che lo ha preceduto – eh sì, Fausto Mesolella, l’Insanguinata, e quella inconfondibile fusione di suoni tra le dita e le corde, indelebilmente fissata nel cuore e insieme perduta per sempre – e di cui solo lui avrebbe potuto con tanta autorevole grazia raccogliere il testimone, riprendere per mano Bianca e permetterle di proseguire il suo cammino.
C’è poi una moltitudine di persone che non ha più bisogno di ribadire che è qui per lei, per Bianca, perché, semplicemente, è sempre presente. Come Tony Canto, con i suoi virtuosismi di voce dolce e accordi brasiliani e poesia di samba che commuove ma fa anche venire voglia di ballare. O Kaballà (Pippo Rinaldi), che dichiara al pubblico di essere certo che Bianca si stia mettendo in ascolto del suo canto per lei. E ancora Elena Ledda, Rossana Casale, Mariella Nava, Giuseppe Anastasi, Brunella Selo, Mimì Ciaramella, Jennà Romano, negli anni raggiunti da Carlo Marrale, Tricarico, Mannarino… C’è Jex Sagristano a domare i cavi del palco, i giurati fedelissimi, gli amici di sempre… impossibile nominarli tutti, ché sempre più ampia è la schiera degli innamorati di questo luogo. E allora, per chiudere, riportiamo la riflessione che ha fatto dal palco Cristina Donà, una delle prime madrine del Premio, che – ci ha detto – a chi le chiede quante volte sia stata presente ad Aversa, lei risponde che non è mai mancata, neppure una volta, indipendentemente dall’esserci stata fisicamente. Un pensiero spontaneo e leggero che, senza traccia di retorica, trabocca di amore profondissimo verso Bianca e la sua grande famiglia, illuminante nella sua semplice verità: è dunque questo il segreto di tanta magia? Ed ecco che il pensiero va subito alle persone che quest’anno non c’erano ma che c’erano come sempre, sopra e sotto il palco, e che importa qui, nel mondo incantato eppure reale di Bianca, se siano o no ancora su questa Terra. Così, assenti solo in apparenza erano di sicuro, solo per citarne alcuni, Alessio Bonomo, Petra Magoni, Tony Bungaro; e c’era Fausta Vetere, ma pure il suo compagno d’arte e di vita Corrado Sfogli, certo, anche lui qui, invisibile ma presente, come Sandro Petrone, Oscar Avogadro, Giorgio Calabrese, Pierre Ruiz.
Come il suono dell’Insanguinata. Come Fausto. Come Bianca.
05 novembre 2018
L'Isola che non c'era
Premio Bianca d'Aponte 2018. Francesca Incudine fa il pieno di premi dalle giurie: vincitrice assoluta e Premio della Critica "Fausto Mesolella"
Ancora una volta Aversa al centro della canzone d'autore al femminile
Irene "Premio della Critica" ex aequo e Premio per la "Migliore composizione". Giulia Pratelli scrive il "Miglior Testo" e Meezy offre la "Migliore Interpretazione"
Ottobre, ultimo fine settimana, anno 14, Aversa: il canto poetico di Bianca d'Aponte ha fatto udire, puntuale, il suo richiamo di dolcezza a cantautrici, cantautori, musicisti, critici e tante persone che si sono ritrovate a un appuntamento che, con questa nuova edizione, mostra al mondo la sua solidità. È infatti il primo anno della direzione artistica di Ferruccio Spinetti, cui il papà di Bianca, Gaetano, ha affidato il compito di prendere per mano il Premio dal punto in cui Fausto Mesolella aveva dovuto lasciarlo. Una scelta quasi naturale che questa due giorni aversana ha dimostrato essere quella giusta. Due giorni che, puntuali anche noi, siamo qui a raccontarvi (nella foto in apertura Francesca Incudine e sulla destra i suoi due musicisti, Manfredi Tumminello e Carmelo Colajanni, con a fianco Ferruccio Spinetti).
Protagoniste assolute le dieci finaliste, ben oltre i nomi pure assai importanti degli ospiti, come vuole la prima regola dell'unico concorso in cui si vive "la magia della non competizione", per dirla con le parole Irene (qui nella foto), una di loro. Del resto, "magia" è una parola che ricorre sempre ad Aversa, a fine ottobre. Sul palco in entrambe le serate - nella prima con un brano non in gara e nella seconda con quello che le ha portate in finale - come pure nella mattinata del sabato per il tradizionale incontro con pubblico e addetti ai lavori, le cantautrici hanno avuto l'opportunità di esprimersi appieno dal punto di vista artistico ma anche personale, ché le due anime coincidono sempre se di "canzone d'autore" si tratta.
Fra tutte, quest'anno ha brillato agli occhi di entrambe le giurie Francesca Incudine: a lei il titolo di vincitrice assoluta della XIV edizione, e anche il "Premio della critica Fausto Mesolella". La cantautrice di Enna, va detto, vive un momento straordinario della sua carriera: appena la settimana precedente, infatti, aveva ricevuto la prestigiosa Targa Tenco per l'Album in Dialetto con Tarakè; qui è la canzone Quantu stiddi a conquistare le giurie, ritmo variegato e immagini di poesia antica colorate come l'abito che indossa. Coinvolge e convince, Francesca Incudine, che con questa nuova conferma segna il punto e a capo di un percorso artistico sempre più promettente.
Nella foto, da sinistra a destra: Roberta De Gaetano, Giulia Pratelli, Meezy, Chiara Raggi, Argento, la madrina 2018 Simona Molinari, Francesca Incudine, Irene, il direttore artistico Ferruccio Spinetti, Chiara Ragnini, Elisa Raho e Kim.
"Premio della critica Fausto Mesolella" 2018 è anche Irene(Irene Scarpato), ex aequo, che con Call center ha portato note autobiografiche in cui gran parte della sua generazione può riconoscersi: parole e musica fresche e dirette che, scritte a quattro mani con Antonio Prestieri-Maldestro, penetrano la drammatica attualità del mondo del lavoro. Suo anche il Premio per la Miglior Composizione.
La giuria ha apprezzato anche la tenera Non ti preoccupare, una sorta di lettera che Giulia Pratelli ha dedicato ai suoi genitori e che viene premiata per il Miglior Testo, mentre per la Miglior Interpretazione è stata scelta Meezy (Simona Mazzeo, qui nella foto a sinistra) con Temporale, anch'essa intima e delicata nel suo incedere dub. Meezy è stata notata anche da altri addetti ai lavori, tanto da ricevere pure l'ambito premio 'Na Stella (il richiamo esplicito è alla canzone di Fausto Mesolella) per la realizzazione di un brano prodotto da Ferruccio Spinetti, e un invito in radio e in televisione da parte di Rai RadioLive e Rai Italia. Quest'ultimo invito è stato inoltrato anche a Kim (Erica Noventa), interessante artista davvero, dal personalissimo stile creativo in bilico tra l'elettronico spinto e il retrò, qui in gara con Un cane e una moglie, che si è aggiudicata anche la realizzazione del video offerto da Soundinside Basemant Records. Mariella Nava, invece, è rimasta colpita dalla spiritosa Lacrimometro di Chiara Raggi, eccellente chitarrista oltre che cantautrice raffinata, e le ha offerto un contratto con la sua etichetta Suoni dall'Italia.
'Vincitrici' anche le altre finaliste, come vuole la filosofia del Premio: Elisa Raho(Elisa Pezzuto) con Bello, Chiara Ragninicon Un angolo buio, Roberta De Gaetanocon Va tutto benissimo, e Argento (Ilaria Passiatore) con Goccia.
Apriamo una partentesi, che Bianca avrebbe certo voluto, sulla testimonianza sul palco di Peppino Fiordelisi, volontario di Emergency, associazione che Bianca sosteneva e che continua a sostenere con la sua musica e il suo Premio: gli incassi del cd con i brani presenti di anno in anno, infatti, vengono devoluti a loro, medici di guerra, da alcuni anni anche drammaticamente presenti sul territorio italiano.
E ora una panoramica sullo splendido cast che Ferruccio Spinetti ha messo insieme per inaugurare il suo ruolo al Premio di Bianca, spesso accompagnando gli artisti al contrabbasso - come tradizionalmente faceva Fausto Mesolella alla chitarra - in compagnia di Mimì Ciaramella e Giovanni Ceccarelli. Nella prima serata il pubblico è rimasto incantato dall'esibizione dell'italo-greca Marina Mulopulos, dalla sua voce eclettica e imperiosa, i suoi virtuosismi e la forza della sua presenza scenica (qui nella foto); e non meno intense le emozioni regalate dai suoi magnifici musicisti, a cominciare dal chitarrista e bouzoukista Paolo Del Vecchio (coautore, arrangiatore e produttore della Mulopulos), Luca Urciuolo alla fisarmonica e Sasà Pelosi al basso. Un set indimenticabile. La Mulopulos ha ricevuto ilPremio Bianca d'Aponte International dalle mani di Elena Ledda,direttrice artistica del Premio "partner" Andrea Parodi e madrina storica qui ad Aversa.
Un attimo dopo giunge la presenza colorata, multietnica e luminosa delle SesèMamà, capitanate da una tra le ex madrine più legate al Premio Brunella Selo (qui a sinistra con la chitarra), con Elisabetta Serio, Annalisa Madonna e Fabiana Martone; una festosa e insieme appassionata armonia di voci di donna. Si entusiasma il pubblico fortunato. Nella stessa serata ha potuto assistere all'esibizione del cantautore napoletano Giovanni Block, che ha dato dimostrazione, se mai ve ne fosse ancora bisogno, del suo talento di scrittore di canzoni e di interprete dalla musicalità viva; e di Tony Bungaro, presenza amica e costante del Premio di Bianca, ormai parte di questa grande famiglia, come pure Giuseppe Anastasi, fresco reduce dai fasti del Premio Tenco a seguito della vittoria della Targa per il suo album d'esordio come cantautore, Canzoni ravvicinate del vecchio tipo. Per finire con l'irresistibile Orchestra di Piazza Vittorio e la sua versione giocosa del Don Giovanni di Mozart, in questi giorni in scena al Bellini di Napoli, che vede protagonista Petra Magoni. Per rimanere in famiglia, appunto.
E la seconda serata non è stata da meno. Chi scrive ha assaporato profondamente la presenza di un artista straordinario che - per spirito, anima artistica e spessore umano - mancava a questo palco: Joe Barbieri (qui nella foto in alto) ha ricevuto l'abbraccio di un pubblico a lui vicino - che ne fosse o no consapevole già da prima, poco conta - cui lui ha restituito in dolcezza di canto e armonie tutto l'amore che gira intorno a Bianca e che lui sa tradurre perfettamente in musica e parole come pochi altri sanno fare. Grande sorpresa e commozione ha regalato Carlo Marrale (qui in una bella foto che riassume commozione e gioia nello stesso tempo) che se tutti ricordano tra i Matia Bazar, forse non molti lo avevano visto esibirsi da solo, chitarra suonata magistralmente, voce gentile e intensa e brani senza tempo che hanno trascinato il pubblico in una standing ovation istintiva e corale. E ancora, una grandiosa Elena Ledda ha interpretato in lingua sarda Ninna Nanna in Re, uno dei gioielli di Bianca, incantando tutti. Bianca è poi tornata sul palco attraverso la voce della madrina 2018, la brava e giovane Simona Molinari, che a dispetto di una terribile tracheite si è espressa in una brillante interpretazione dell'acuta satira Il Bagarozzo Re. Non è mancata l'esibizione di Bruno Marro, mentre l'emozionante Mariella Nava e Sasà Calabrese si sono esibiti insieme e in solo tra piano e contrabbasso, e poi ancora Kaballà e Rossana Casale in duo (accompagnati da Massimo Germini alla chitarra) per un antico canto siciliano.
Infine, la grazia con cui è stata condotta questa edizione è da omaggiare almeno con una citazione: Carlotta Scarlatto e Ottavio Nieddu, (qui nella foto mentre chiudono la rassegna con Ferruccio Spinetti, Gaetano d'Aponte e Simona Molinari) sorridenti, accoglienti, allegri, garbati, sono stati tra gli ingredienti fondamentali che hanno reso perfetto, ancora una volta, questo evento nato dell'amore di due genitori, Gaetano e Giovanna, dall'entusiasmo inesauribile di Gennaro Gatto, "anima del premio", per dirla con Fausto Mesolella, cui abbiamo il privilegio di fare parte ogni fine ottobre, ad Aversa, avvolti dalla polvere magica di Bianca d'Aponte.
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Le giurie 2018:
Giuria tecnica “Premio Bianca d'Aponte”: Simona Molinari (madrina della XIV edizione), Giuseppe Anastasi (cantautore), Joe Barbieri (cantautore), Tony Bungaro (cantautore), Rossana Casale (cantautrice), Giovanni Ceccarelli (musicista e compositore), Mimì Ciaramella (musicista e compositore), Paolo Corsi (produttore), Angelo Franchi (AF47 Music), Massimo Germini (musicista e compositore), Kaballà (cantautore), Elena Ledda (cantautrice), Carlo Marrale (cantautore), Bruno Marro (cantautore), Alberto Menenti (paroliere), Alfredo Rapetti Mogol (paroliere), Mariella Nava (cantautrice), Paolo Romani (discografico), Brunella Selo (cantautrice), Roberto Trinci (Sony/ATV Music Publishing), Dario Zigiotto (operatore culturale).
Giuria critica “Premio Fausto Mesolella”: Carmine Aymone (Corriere del Mezzogiorno), Roberta Balzotti (RAI), Giovanni Chianelli (Il Mattino), Angiola Codacci Pisanelli (L´Espresso), Enrica Corsi (Premio Bindi), Giorgiana Cristalli (Ansa), Enrico de Angelis (giornalista), Mauro De Cillis (RAI), Giuliano Delli Paoli (Ondarock), Elisabetta Malantrucco (RAI), Alberto Marchetti (Shiver Magazine), Francesco Paracchini (L´isola che non c´era), Paolo Pasi (Tg3), Duccio Pasqua (Radio1), Fausto Pellegrini (Rainews24), Timisoara Pinto (giornalista RAI), Alessia Pistolini (giornalista), Ivan Rufo (Festival Botteghe d´Autore), Paolo Talanca (Fatto quotidiano), Rossella Vetrano (GoldWebTv).
Il Premio Bianca d´Aponte è promosso dall´Associazione Musicale Onlus Bianca d´Aponte, con partner privilegiato il Comune di Aversa e con il patrocinio della Giunta Regionale Campania. Media Partner è Rai Radio Live.
31 ottobre 2018
BLOGFOOLK
Premio Bianca d’Aponte Città di Aversa XIV Edizione, Aversa (Ce), 26-27 Ottobre 2018
Un amico cantautore mi diceva poche settimane fa che in questo momento storico - di grave emergenza umanitaria (e umana) - le sue attività si sono concentrate quasi esclusivamente in un progetto di integrazione dei rifugiati, che la sua associazione cura; mi ha anche detto che dando spazio alla musica gli sembra di togliere energie a questa priorità, molto più urgente. Il mio amico comprendeva perfettamente che gli sarebbe bastato accordare due esigenze così importanti della sua vita per uscire dall’impasse, ma che non c’era riuscito. Ci pensavo venerdì sera, mentre un volontario di Emergency parlava sul Palco del Teatro Cimarosa, raccontando il lavoro che la sua associazione umanitaria svolge nei paesi in guerra e anche in Italia, dove, ci ha spiegato, esistono persone, ai margini della società civile, che non sono in grado di curarsi. E ho pensato che quella sintesi cercata invano dal mio amico era riuscita a Bianca d’Aponte, giovane cantautrice aversana di grandissime speranze, ragazza e donna impegnata socialmente per i diversi e per i popoli colpiti dalla povertà e dalle guerre. Bianca era una volontaria di Emergency e proprio per questa ragione ogni anno - durante il Premio per cantautrici a lei dedicato, che si svolge ad Aversa in ottobre - non manca mai il banchetto di questa associazione di medici e infermieri, che raccoglie fondi, offrendo in cambio il cd compilation, che comprende i dieci brani concorrenti alla vittoria del contest e in più una canzone della stessa Bianca, nella speciale interpretazione che ne dà un’artista cantautrice - scelta come madrina dall’organizzazione – che di solito esalta la maturità, l’intelligenza, la forza, la liricità della penna di una giovane scomparsa a 23 anni.
È stato anche il caso di quest’anno: Simona Molinari ha dato una lettura del brano “Il Bagarozzo Re” davvero felice e, malgrado la sua tracheite invalidante, sabato sera - con la forza del mestiere, ma anche della sua semplicità dolce e della volontà di esserci, di partecipare e di non deludere – è riuscita a far arrivare il senso profondo di un brano, che sul filo dell’ironia quasi goliardica, si rivela di una attualità quasi disarmante: basta già il titolo per capire il perché. La quattordicesima edizione del Premio, organizzato grazie alla caparbietà di Gennaro Gatto e dei genitori di Bianca, Giovanna Vitagliano e Gaetano d’Aponte, ha visto la vittoria di Francesca Incudine, artista siciliana, che ha presentato il brano “Quantu stiddi”. Francesca ha vinto anche il Premio della critica intitolato a Fausto Mesolella - il musicista che è stato direttore artistico del Premio, fino alla sua improvvisa scomparsa nella primavera del 2017 – ex aequo con la napoletana Irene (Irene Scarpato), che ha presentato “Call Center”. Irene ha anche ricevuto la menzione per la miglior composizione, mentre quella per il testo se l’è aggiudicata Giulia Pratelli con “Non ti preoccupare” e quella per l’interpretazione Meezy con “Temporale”. Sono premi giusti; l’Incudine ha vinto davvero con merito e con questa vittoria chiude una tappa importante del suo percorso musicale, che fino ad ora è stato ricco di soddisfazioni e risultati straordinari: deve convincersi della sua ormai totale maturità artistica, la sua forza compositiva e la sicurezza del suo live. Francesca Incudine è brava e cantautrici come lei sono una consolazione per la nostra canzone d’autore. Anzi: d’autrice. Smettiamola di chiamarla canzone d’autore “al femminile”: fa quasi pensare che uomini e donne si interessino di mondi separati, disegnati al maschile e al femminile.
Mentre il mondo è lo stesso: è lo sguardo con cui lo si osserva ad essere diverso. Di questo si devono convincere soprattutto le donne e va detto che quest’anno, al di là del valore delle composizioni, tra le dieci canzoni finaliste c’era di più, c’era del nuovo, c’era coraggio. Anche musicale, nel caso della biondissima Kim e la sua scelta elettro-pop. Avrebbe forse meritato di più, ma va detto che forse era il brano in gara ad essere meno forte dell’altro presentato il venerdì, fuori concorso. Per chi non lo sa, infatti, il Premio Bianca d’Aponte dà veramente molto spazio alle concorrenti e permette alle due giurie (quella che assegna il premio in assoluto - fatta di addetti ai lavori: cantanti, musicisti, produttori, parolieri, discografici ecc. - presieduta dalla madrina - e quella che assegna il premio Mesolella, composta da giornalisti e critici musicali e presieduta da Enrico de Angelis) di conoscerle meglio, perché nella prima serata ogni artista può cantare un altro brano del suo repertorio e la mattina del sabato tutte vengono presentate e hanno la possibilità di raccontare di sé e del loro percorso artistico. Quest’anno a condurre brillantemente questa presentazione l’attrice Alessandra Casale, coadiuvata dalla giornalista Rai Roberta Balzotti. Per tornare a Kim, va detto che però Rai RadioLive e Rai Italia hanno deciso di premiarla insieme con Meezy, regalando loro un’intervista radiofonica e televisiva con la conduttrice Maria Cristina Zoppa.
I premi in realtà sono stati tantissimi, perché il mondo che ruota intorno al d’Aponte è davvero variegato e purtroppo non possiamo rendere giustizia a tutti. Va detto però che a prescindere da questo tutte le partecipanti sono andate via con la propria targa, perché Gaetano d’Aponte intende il Premio non come una gara o una sfida tra contendenti, ma come un incontro, una occasione di confronto, di scambio. Non è facile raccontare l’atmosfera e il senso di una realtà che muove ogni suo passo grazie al grande motore della gratitudine, dell’affetto, del sentimento. Dell’amore, molto più semplicemente: ma parlare d’amore su un articolo rischia sempre di far scadere tutto dentro la retorica più banale. Riuscire a descrivere a chi non c’è una realtà così semplice eppure così colorata, così straordinariamente ricca e serenamente commossa è davvero complesso. Ma noi ci proviamo ogni anno perché vogliamo che le cantautrici che non conoscono questa realtà la tentino e vogliamo attirare l’attenzione degli addetti ai lavori che ne sanno poco, affinché la vivano, la confrontino, ne parlino, la vadano a cercare: c’è bisogno di bellezza in questa emergenza umanitaria e umana, come dice il mio amico cantautore: ma cosa meglio della musica, se passa attraverso momenti come quello del d’Aponte? E quest’anno il merito è stato anche del nuovo direttore artistico, Ferruccio Spinetti, che si è accollato una bella responsabilità prendendo in mano la situazione lasciata da Fausto.
Non lo ha sostituito, sia ben chiaro: Giorgio Gaber una volta, in una intervista radiofonica, disse che siamo tutti unici e nessuno quindi è sostituibile. Ma Spinetti è perfettamente riuscito a dare la sua impronta senza snaturare l’anima del “Bianca”. A partire dalla serata del venerdì, i presenti hanno assistito ad una serie di set uno più bello dell’altro: bravissimi sia Giovanni Block che Giuseppe Anastasi, straordinarie le napoletane SesèMamà (Brunella Selo, Elisabetta Serio, Annalisa Madonna, Fabiana Martone), impressionante l’Orchestra di Piazza Vittorio nella sua versione glam-rock del Don Giovanni di Mozart, con una Petra Magoni che si muoveva sul palco come un folletto (se lo spettacolo si dovesse avvicinare dalle vostre parti non ve lo perdete per nulla al mondo). Ma soprattutto bisogna parlare della tosco-ellenica Marina Mulopulos, che ha ricevuto il Premio Bianca d’Aponte International (assegnato in collaborazione con il Premio Andrea Parodi di Cagliari). La sua performance al Cimarosa ha lasciato attonita la platea, per le doti vocali, la forza della musica, la magia dei brani che, guarda caso, proprio di streghe, incanti e incantesimi parlavano. Un set superlativo. Al sabato – senza voler far assolutamente torto alla bravissima Orchestra Residente diretta da Alessandro Crescenzo – sul palco un trio straordinario ci ha deliziato accompagnando alcuni artisti: erano lo stesso Ferruccio Spinetti, Giovanni Ceccarelli e Mimì Ciaramella.
In particolare hanno accompagnato Elena Ledda - un’artista che quando sale sul palco giganteggia con la sua voce potente - che ha commosso tutta la platea con la sua versione in sardo della “Ninna nanna in Re” di Bianca d’Aponte. Un altro momento davvero appassionato è stato quando a salire sul palco è stato Carlo Marrale che, quasi scusandosi e chiedendo il permesso, si è esibito nel repertorio più amato dei Matia Bazar: è finita con l’ovazione del Teatro e con l’evidente commozione dell’artista, sorpreso ed emozionato. Gli altri momenti del sabato sono stati – oltre quello già ricordato della coraggiosa Simona Molinari - l’inedita accoppiata Rossana Casale-Kaballà, Mariella Nava, Bruno Marro, Sasà Calabrese e un elegante (come sempre del resto) Joe Barbieri. Infine va detto – in questa edizione particolarmente brillante – la scelta felice della conduzione, con Carlotta Scarlatto e Ottavio Nieddu. Una considerazione conclusiva va fatta: la cosa che più sorprende ogni anno, al d’Aponte, è la gioia di chi si ritrova a salire sul palco del Teatro Cimarosa. Ha notato Alessandra Casale che forse è l’unico palco dove gli abbracci sono davvero sinceri. Sinceri e sereni come questa quattordicesima edizione del Premio Bianca d’Aponte.
IL FATTO QUOTIDIANO
28 OTTOBRE 2018
Premio Bianca D’Aponte, un miracolo della canzone italiana
Musica | 28 ottobre 2018
Paolo Talanca
Critico musicale
Si è conclusa sabato sera ad Aversa la 14esima edizione del Premio Bianca D’Aponte, manifestazione dedicata alla canzone d’autore al femminile. Per ciò che riguarda il concorso, ha fatto incetta di premi la cantautrice siciliana Francesca Incudine, fresca vincitrice della Targa Tenco per l’album in dialetto. A lei sono andati il premio assoluto e quello della critica “Fausto Mesolella”, in questo caso a pari merito con la partenopea Irene Scarpato. Da segnalare in particolare almeno un altro paio di finaliste: la brava ChiaraRaggi, che ha vinto un contratto di produzione messo a disposizione da Mariella Nava; Giulia Pratelli, che con la canzone Non ti preoccupare ha vinto il premio per il miglior testo.
Io non posso far altro che ripetere qui quello che penso da tempo: il Premio Bianca D’Aponte è un miracolo. Sono passati dieci anni esatti dalla prima volta in cui vi misi piede. Sono andato a ricercare la primissima recensione che ne scrissi, l’indomani. Eccola qua. È incredibile costatare come non siano cambiate le cose più importanti, che caratterizzavano e caratterizzano questa manifestazione.
Partiamo dai presentatori. Allora Roberta Balzotti e SandroPetrone; oggi Carlotta Scarlatto e Ottavio Nieddu. I presentatori sono importanti, perché rappresentano l’“interfaccia” di un evento, di tutto il lavoro e la disciplina che sta dietro. Oggi, come dieci anni fa, le artiste sono state presentate con approfondimento artistico e leggerezza, curiosità e competenza. Le ragazze finaliste, con il loro mondo musicale, sono così apparse davvero il centro di tutto. Vi assicuro che non sempre succede.
Poi ci sono stati gli ospiti. Qui parlerò di quelli del sabato sera, in cui ero presente. Anzitutto la madrina dell’edizione 2018, SimonaMolinari. Lei è brava, una delle migliori performer italiane; è salita sul palco con una fastidiosa tracheite, che però non le ha impedito di eseguire un paio di pezzi molto coinvolgenti, fra cui il brano Il bagarozzo re, uno dei più intelligenti di Bianca D’Aponte. Merita certamente una menzione speciale Elena Ledda, soprattutto per la traduzione in lingua sarda della delicata Ninna Nanna in re, sempre di Bianca. Per via della bravura della cantante e della bellezza del brano, è stato uno di quei casi in cui davvero non conta molto non capire la lingua in cui si canta: l’emozione passa e ti inchioda.
Chiudo citando il set di quel grande autore che è Carlo Marrale. Lui ha scritto alcune delle più belle canzoni della storia italiana: da Stasera… che sera a Ti sento, passando per C’è tutto un mondo intorno, Per un’ora d’amore o Vacanze romane. Musicista di razza, le ha eseguite sul palco con chitarra classica sola o accompagnato, fra gli altri, dal direttore artistico Ferruccio Spinetti al contrabbasso. Le belle canzoni, quando sono davvero tali, non hanno bisogno di tanti fronzoli: fermano il tempo e descrivono in tre minuti un immaginario comune. Marrale ha ricevuto una meritatissima standing ovation. Si è commosso e ha così ricordato a tutti – in simili prosaici tempi – cosa sia la bravura e l’umiltà, accompagnate da un’antica ed emozionante cordialità.

Il servizio su Rai 3 di sabato 07 dicembre sul nostro Premio
Sabato 07 dicembre, su Rai 3 all‘interno del programma "Mezzogiorno Italia" è andato in onda un servizio su Bianca e il nostro Premio. Clicca per il link

Valentina Lupi vince la 20a edizione del Premio Bianca d‘Aponte
Valentina Lupi vince la ventesima del Premio e, a pari merito con Irene Di Brino, il premio della Critica "Fausto Mesolella"

La chitarra e una tazza da tè
Storia di Bianca D‘Aponte e del Premio a lei dedicato. Di Elisabetta Malantrucco e Mauro De Cillis

Tutti gli ospiti della 20a edizione del Premio Bianca d‘Aponte - 25 e 26 Ottobre
Ginevra di Marco, Gnut, Renzo Rubino, Maria Pia De Vito, Brunella Selo, Teresa de Sio, Margherita Vicario, Simona Molinari, Cristina Donà, Malvax, Chiarè, le finaliste e molto altro

A Teresa De Sio il Premio alla Carriera della città di Aversa
Il 25 e 26 ottobre la finale del contest. Madrina Margherita Vicario e ospiti come Simona Molinari e Cristina Donà con Saverio Lanza. Media partner Rai Raio1 e Rai Radio Techetè. Patrocinio di Rai Campania

Le finaliste della 20a ed. del Premio Bianca d‘Aponte
Annunciati i nomi delle 10 finaliste che prenderanno parte alla 20a edizione del nostro Premio