Premio Bianca d‘Aponte

Premio Bianca d‘Aponte

Il premio per le cantautrici italiane emergenti che vogliono esprimere la propria arte

Il premio Bianca d‘Aponte in Spagna

Il premio Bianca d‘Aponte in Spagna

Il 3 Marzo all‘Istituto italiano di cultura di Madrid e il 5 Marzo a Logroño

MUSICA NUDA in concerto

MUSICA NUDA in concerto

Auditorium Bianca d‘Aponte, Via Nobel - Aversa (CE)

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Novembre 2021

Bianca d'Aponte: un Premio a lei dedicato che ha superato il concetto di gara per diventare momento di incontro

Bianca, la sua magia e le anime accese dalla sua vita

L'ultima edizione si è svolta dal 22 al 23 ottobre

 

E come ogni volta è lunga e dolce l’onda di emozione che tocca lasciare andare, mentre si voltano le spalle ad Aversa e ai giorni di Bianca. Lei è ancora ovunque, e ogni anno di più, perché si moltiplicano le persone che l’hanno incontrata e che da quel momento l’hanno sentita dentro di loro fino, talvolta, a cambiarne il percorso di vita. Tutto, qui, si esprime in musica e la musica parla di lei.

Le ragazze che arrivano al teatro Cimarosa per la finale trovano Bianca nelle melodie e nelle parole che hanno composto, nel bisogno di scrivere canzoni, nel sogno di una vita fatta di canto e di poesia: Bianca è ciascuna di loro, e loro la sentono. Lo dicono, ne parlano, se ne meravigliano. Quante ragazze abbiamo ascoltato, in questi anni, raccontare dal palco con stupore l’incredibile forza della presenza di Bianca, la sua energia positiva che vive attraverso le persone che popolano il Premio, l’inspiegabile clima di complicità profonda che si instaura tra loro e gli fa dimenticare di essere in gara.

Quest’anno, il talentuoso duo Still Life ha dichiarato che era stato facile scegliere due brani dal loro pur ricco repertorio, perché Bianca stessa, attraverso una delle sue composizioni, l’aveva scelta per loro. “È stata la canzone a venire da noi”. I giovanissimi studenti del Liceo musicale Cirillo hanno trascorso mesi a studiare la canzone Ninna nanna in Re, e la dolcezza delle parole di Bianca, nella loro interpretazione colma di amorevole impegno, si è riversata sul pubblico con una forza dirompente. La madrina di questa edizione, Chiara Civello, ha scelto tra il repertorio di Bianca una canzone di pace, Erbe ed Erbacce, e lì sul palco, gli occhi grandi e chiari e i lunghi ricci scuri, sembrava incarnare Bianca stessa. Musica e magia.

Abbiamo visto artisti della levatura di Enzo Avitabile comporre canzoni per lei (Bianca), come prima di lui i Letti Sfatti (Brilla una stella).

E non c’è mai stata occasione da perdere, per chiunque abbia preso la parola su questo palco da diciassette anni a oggi, per esprimere commossa gratitudine a Bianca e alle persone che hanno dato la vita a lei e a questo Premio che è il procedere del suo percorso: i genitori Gaetano d’Aponte e Giovanna Vitagliano, mai dimenticando il suo amico d’infanzia Gennaro Gatto, per tutti Genni, instancabile motore della due giorni aversana e rassicurante punto di riferimento.

 

 

Da quattro anni si aggira in mezzo ai suoi ospiti, tra le file del teatro e ai tavoli del ristorante, il direttore artistico Ferruccio Spinetti, discreto fino alla linea dell’invisibile eppure ovunque, con il sorriso gentile, la voce lieve, e un incedere lento e un po’ goffo che ci rivela che il suo contrabasso è sempre lì, dolcemente ingombrante tra le sue braccia, anche quando non si vede e non vibra al passaggio delle sue mani. Una simbiosi tra l’artista e il suo strumento che non può non portare il pensiero dritto a colui che lo ha preceduto – eh sì, Fausto Mesolellal’Insanguinata, e quella inconfondibile fusione di suoni tra le dita e le corde, indelebilmente fissata nel cuore e insieme perduta per sempre – e di cui solo lui avrebbe potuto con tanta autorevole grazia raccogliere il testimone, riprendere per mano Bianca e permetterle di proseguire il suo cammino.

C’è poi una moltitudine di persone che non ha più bisogno di ribadire che è qui per lei, per Bianca, perché, semplicemente, è sempre presente. Come Tony Canto, con i suoi virtuosismi di voce dolce e accordi brasiliani e poesia di samba che commuove ma fa anche venire voglia di ballare. O Kaballà (Pippo Rinaldi), che dichiara al pubblico di essere certo che Bianca si stia mettendo in ascolto del suo canto per lei. E ancora Elena LeddaRossana CasaleMariella NavaGiuseppe AnastasiBrunella SeloMimì Ciaramella, Jennà Romano, negli anni raggiunti da Carlo Marrale, TricaricoMannarino… C’è Jex Sagristano a domare i cavi del palco, i giurati fedelissimi, gli amici di sempre… impossibile nominarli tutti, ché sempre più ampia è la schiera degli innamorati di questo luogo. E allora, per chiudere, riportiamo la riflessione che ha fatto dal palco Cristina Donà, una delle prime madrine del Premio, che – ci ha detto – a chi le chiede quante volte sia stata presente ad Aversa, lei risponde che non è mai mancata, neppure una volta, indipendentemente dall’esserci stata fisicamente. Un pensiero spontaneo e leggero che, senza traccia di retorica, trabocca di amore profondissimo verso Bianca e la sua grande famiglia, illuminante nella sua semplice verità: è dunque questo il segreto di tanta magia? Ed ecco che il pensiero va subito alle persone che quest’anno non c’erano ma che c’erano come sempre, sopra e sotto il palco, e che importa qui, nel mondo incantato eppure reale di Bianca, se siano o no ancora su questa Terra. Così, assenti solo in apparenza erano di sicuro, solo per citarne alcuni, Alessio BonomoPetra MagoniTony Bungaro; e c’era Fausta Vetere, ma pure il suo compagno d’arte e di vita Corrado Sfogli, certo, anche lui qui, invisibile ma presente, come Sandro PetroneOscar AvogadroGiorgio Calabrese, Pierre Ruiz.
Come il suono dell’Insanguinata. Come Fausto. Come Bianca.

 
 
 
05 novembre 2018

L'Isola che non c'era

Premio Bianca d'Aponte 2018. Francesca Incudine fa il pieno di premi dalle giurie: vincitrice assoluta e Premio della Critica "Fausto Mesolella"

Ancora una volta Aversa al centro della canzone d'autore al femminile

Irene "Premio della Critica" ex aequo e Premio per la "Migliore composizione". Giulia Pratelli scrive il "Miglior Testo" e Meezy offre la "Migliore Interpretazione"

 

Ottobre, ultimo fine settimana, anno 14, Aversa: il canto poetico di Bianca d'Aponte ha fatto udire, puntuale, il suo richiamo di dolcezza a cantautrici, cantautori, musicisti, critici e tante persone che si sono ritrovate a un appuntamento che, con questa nuova edizione, mostra al mondo la sua solidità. È infatti il primo anno della direzione artistica di Ferruccio Spinetti, cui il papà di Bianca, Gaetano, ha affidato il compito di prendere per mano il Premio dal punto in cui Fausto Mesolella aveva dovuto lasciarlo. Una scelta quasi naturale che questa due giorni aversana ha dimostrato essere quella giusta. Due giorni che, puntuali anche noi, siamo qui a raccontarvi (nella foto in apertura Francesca Incudine e sulla destra i suoi due musicisti, Manfredi Tumminello e Carmelo Colajanni, con a fianco Ferruccio Spinetti).

Protagoniste assolute le dieci finaliste, ben oltre i nomi pure assai importanti degli ospiti, come vuole la prima regola dell'unico concorso in cui si vive "la magia della non competizione", per dirla con le parole Irene (qui nella foto), una di loro. Del resto, "magia" è una parola che ricorre sempre ad Aversa, a fine ottobre. Sul palco in entrambe le serate - nella prima con un brano non in gara e nella seconda con quello che le ha portate in finale - come pure nella mattinata del sabato per il tradizionale incontro con pubblico e addetti ai lavori, le cantautrici hanno avuto l'opportunità di esprimersi appieno dal punto di vista artistico ma anche personale, ché le due anime coincidono sempre se di "canzone d'autore" si tratta.

Fra tutte, quest'anno ha brillato agli occhi di entrambe le giurie Francesca Incudine: a lei il titolo di vincitrice assoluta della XIV edizione, e anche il "Premio della critica Fausto Mesolella". La cantautrice di Enna, va detto, vive un momento straordinario della sua carriera: appena la settimana precedente, infatti, aveva ricevuto la prestigiosa Targa Tenco per l'Album in Dialetto con Tarakè; qui è la canzone Quantu stiddi a conquistare le giurie, ritmo variegato e immagini di poesia antica colorate come l'abito che indossa. Coinvolge e convince, Francesca Incudine, che con questa nuova conferma segna il punto e a capo di un percorso artistico sempre più promettente.
Nella foto, da sinistra a destra: Roberta De GaetanoGiulia PratelliMeezyChiara RaggiArgentola madrina 2018 Simona MolinariFrancesca IncudineIreneil direttore artistico Ferruccio SpinettiChiara RagniniElisa Raho e Kim.

"Premio della critica Fausto Mesolella" 2018 è anche Irene(Irene Scarpato), ex aequo, che con Call center ha portato note autobiografiche in cui gran parte della sua generazione può riconoscersi: parole e musica fresche e dirette che, scritte a quattro mani con Antonio Prestieri-Maldestro, penetrano la drammatica attualità del mondo del lavoro. Suo anche il Premio per la Miglior Composizione.

La giuria ha apprezzato anche la tenera Non ti preoccupare, una sorta di lettera che Giulia Pratelli ha dedicato ai suoi genitori e che viene premiata per il Miglior Testo, mentre per la Miglior Interpretazione è stata scelta Meezy (Simona Mazzeo, qui nella foto a sinistra) con Temporale, anch'essa intima e delicata nel suo incedere dub. Meezy è stata notata anche da altri addetti ai lavori, tanto da ricevere pure l'ambito premio 'Na Stella (il richiamo esplicito è alla canzone di Fausto Mesolella) per la realizzazione di un brano prodotto da Ferruccio Spinetti, e un invito in radio e in televisione da parte di Rai RadioLive e Rai Italia. Quest'ultimo invito è stato inoltrato anche a Kim (Erica Noventa), interessante artista davvero, dal personalissimo stile creativo in bilico tra l'elettronico spinto e il retrò, qui in gara con Un cane e una moglie, che si è aggiudicata anche la realizzazione del video offerto da Soundinside Basemant Records. Mariella Nava, invece, è rimasta colpita dalla spiritosa Lacrimometro di Chiara Raggi, eccellente chitarrista oltre che cantautrice raffinata, e le ha offerto un contratto con la sua etichetta Suoni dall'Italia.

'Vincitrici' anche le altre finaliste, come vuole la filosofia del Premio: Elisa Raho(Elisa Pezzuto) con Bello, Chiara Ragninicon Un angolo buio, Roberta De Gaetanocon Va tutto benissimo, e Argento (Ilaria Passiatore) con Goccia.

Apriamo una partentesi, che Bianca avrebbe certo voluto, sulla testimonianza sul palco di Peppino Fiordelisi, volontario di Emergency, associazione che Bianca sosteneva e che continua a sostenere con la sua musica e il suo Premio: gli incassi del cd con i brani presenti di anno in anno, infatti, vengono devoluti a loro, medici di guerra, da alcuni anni anche drammaticamente presenti sul territorio italiano.

E ora una panoramica sullo splendido cast che Ferruccio Spinetti ha messo insieme per inaugurare il suo ruolo al Premio di Bianca, spesso accompagnando gli artisti al contrabbasso - come tradizionalmente faceva Fausto Mesolella alla chitarra - in compagnia di Mimì Ciaramella e Giovanni Ceccarelli. Nella prima serata il pubblico è rimasto incantato dall'esibizione dell'italo-greca Marina Mulopulos, dalla sua voce eclettica e imperiosa, i suoi virtuosismi e la forza della sua presenza scenica (qui nella foto); e non meno intense le emozioni regalate dai suoi magnifici musicisti, a cominciare dal chitarrista e bouzoukista Paolo Del Vecchio (coautore, arrangiatore e produttore della Mulopulos), Luca Urciuolo alla fisarmonica e Sasà Pelosi al basso. Un set indimenticabile. La Mulopulos ha ricevuto ilPremio Bianca d'Aponte International dalle mani di Elena Ledda,direttrice artistica del Premio "partner" Andrea Parodi e madrina storica qui ad Aversa. Un attimo dopo giunge la presenza colorata, multietnica e luminosa delle SesèMamà, capitanate da una tra le ex madrine più legate al Premio Brunella Selo (qui a sinistra con la chitarra), con Elisabetta Serio, Annalisa Madonna e Fabiana Martone; una festosa e insieme appassionata armonia di voci di donna. Si entusiasma il pubblico fortunato. Nella stessa serata ha potuto assistere all'esibizione del cantautore napoletano Giovanni Block, che ha dato dimostrazione, se mai ve ne fosse ancora bisogno, del suo talento di scrittore di canzoni e di interprete dalla musicalità viva; e di Tony Bungaro, presenza amica e costante del Premio di Bianca, ormai parte di questa grande famiglia, come pure Giuseppe Anastasi, fresco reduce dai fasti del Premio Tenco a seguito della vittoria della Targa per il suo album d'esordio come cantautore, Canzoni ravvicinate del vecchio tipo. Per finire con l'irresistibile Orchestra di Piazza Vittorio e la sua versione giocosa del Don Giovanni di Mozart, in questi giorni in scena al Bellini di Napoli, che vede protagonista Petra Magoni. Per rimanere in famiglia, appunto.

E la seconda serata non è stata da meno. Chi scrive ha assaporato profondamente la presenza di un artista straordinario che - per spirito, anima artistica e spessore umano - mancava a questo palco: Joe Barbieri (qui nella foto in alto) ha ricevuto l'abbraccio di un pubblico a lui vicino - che ne fosse o no consapevole già da prima, poco conta - cui lui ha restituito in dolcezza di canto e armonie tutto l'amore che gira intorno a Bianca e che lui sa tradurre perfettamente in musica e parole come pochi altri sanno fare. Grande sorpresa e commozione ha regalato Carlo Marrale (qui in una bella foto che riassume commozione e gioia nello stesso tempo) che se tutti ricordano tra i Matia Bazar, forse non molti lo avevano visto esibirsi da solo, chitarra suonata magistralmente, voce gentile e intensa e brani senza tempo che hanno trascinato il pubblico in una standing ovation istintiva e corale. E ancora, una grandiosa Elena Ledda ha interpretato in lingua sarda Ninna Nanna in Re, uno dei gioielli di Bianca, incantando tutti. Bianca è poi tornata sul palco attraverso la voce della madrina 2018, la brava e giovane Simona Molinari, che a dispetto di una terribile tracheite si è espressa in una brillante interpretazione dell'acuta satira Il Bagarozzo Re. Non è mancata l'esibizione di Bruno Marro, mentre l'emozionante Mariella Nava e Sasà Calabrese si sono esibiti insieme e in solo tra piano e contrabbasso, e poi ancora Kaballà e Rossana Casale in duo (accompagnati da Massimo Germini alla chitarra) per un antico canto siciliano.

Infine, la grazia con cui è stata condotta questa edizione è da omaggiare almeno con una citazione: Carlotta Scarlatto e Ottavio Nieddu, (qui nella foto mentre chiudono la rassegna con Ferruccio Spinetti, Gaetano d'Aponte e Simona Molinari) sorridenti, accoglienti, allegri, garbati, sono stati tra gli ingredienti fondamentali che hanno reso perfetto, ancora una volta, questo evento nato dell'amore di due genitori, Gaetano e Giovanna, dall'entusiasmo inesauribile di Gennaro Gatto, "anima del premio", per dirla con Fausto Mesolella, cui abbiamo il privilegio di fare parte ogni fine ottobre, ad Aversa, avvolti dalla polvere magica di Bianca d'Aponte.

 

 

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Le giurie 2018:

Giuria tecnica “Premio Bianca d'Aponte”: Simona Molinari (madrina della XIV edizione), Giuseppe Anastasi (cantautore), Joe Barbieri (cantautore), Tony Bungaro (cantautore), Rossana Casale (cantautrice), Giovanni Ceccarelli (musicista e compositore), Mimì Ciaramella (musicista e compositore), Paolo Corsi (produttore), Angelo Franchi (AF47 Music), Massimo Germini (musicista e compositore), Kaballà (cantautore), Elena Ledda (cantautrice), Carlo Marrale (cantautore), Bruno Marro (cantautore), Alberto Menenti (paroliere), Alfredo Rapetti Mogol (paroliere), Mariella Nava (cantautrice), Paolo Romani (discografico), Brunella Selo (cantautrice), Roberto Trinci (Sony/ATV Music Publishing), Dario Zigiotto (operatore culturale).

Giuria critica “Premio Fausto Mesolella”: Carmine Aymone (Corriere del Mezzogiorno), Roberta Balzotti (RAI), Giovanni Chianelli (Il Mattino), Angiola Codacci Pisanelli (L´Espresso), Enrica Corsi (Premio Bindi), Giorgiana Cristalli (Ansa), Enrico de Angelis (giornalista), Mauro De Cillis (RAI), Giuliano Delli Paoli (Ondarock), Elisabetta Malantrucco (RAI), Alberto Marchetti (Shiver Magazine), Francesco Paracchini (L´isola che non c´era), Paolo Pasi (Tg3), Duccio Pasqua (Radio1), Fausto Pellegrini (Rainews24), Timisoara Pinto (giornalista RAI), Alessia Pistolini (giornalista), Ivan Rufo (Festival Botteghe d´Autore), Paolo Talanca (Fatto quotidiano), Rossella Vetrano (GoldWebTv).

Il Premio Bianca d´Aponte è promosso dall´Associazione Musicale Onlus Bianca d´Aponte, con partner privilegiato il Comune di Aversa e con il patrocinio della Giunta Regionale Campania. Media Partner è Rai Radio Live.

 

 

 

31 ottobre 2018

BLOGFOOLK

Premio Bianca d’Aponte Città di Aversa XIV Edizione, Aversa (Ce), 26-27 Ottobre 2018

09:59  

Un amico cantautore mi diceva poche settimane fa che in questo momento storico - di grave emergenza umanitaria (e umana) - le sue attività si sono concentrate quasi esclusivamente in un progetto di integrazione dei rifugiati, che la sua associazione cura; mi ha anche detto che dando spazio alla musica gli sembra di togliere energie a questa priorità, molto più urgente. Il mio amico comprendeva perfettamente che gli sarebbe bastato accordare due esigenze così importanti della sua vita per uscire dall’impasse, ma che non c’era riuscito. Ci pensavo venerdì sera, mentre un volontario di Emergency parlava sul Palco del Teatro Cimarosa, raccontando il lavoro che la sua associazione umanitaria svolge nei paesi in guerra e anche in Italia, dove, ci ha spiegato, esistono persone, ai margini della società civile, che non sono in grado di curarsi. E ho pensato che quella sintesi cercata invano dal mio amico era riuscita a Bianca d’Aponte, giovane cantautrice aversana di grandissime speranze, ragazza e donna impegnata socialmente per i diversi e per i popoli colpiti dalla povertà e dalle guerre. Bianca era una volontaria di Emergency e proprio per questa ragione ogni anno - durante il Premio per cantautrici a lei dedicato, che si svolge ad Aversa in ottobre - non manca mai il banchetto di questa associazione di medici e infermieri, che raccoglie fondi, offrendo in cambio il cd compilation, che comprende i dieci brani concorrenti alla vittoria del contest e in più una canzone della stessa Bianca, nella speciale interpretazione che ne dà un’artista cantautrice - scelta come madrina dall’organizzazione – che di solito esalta la maturità, l’intelligenza, la forza, la liricità della penna di una giovane scomparsa a 23 anni. 

È stato anche il caso di quest’anno: Simona Molinari ha dato una lettura del brano “Il Bagarozzo Re” davvero felice e, malgrado la sua tracheite invalidante, sabato sera - con la forza del mestiere, ma anche della sua semplicità dolce e della volontà di esserci, di partecipare e di non deludere – è riuscita a far arrivare il senso profondo di un brano, che sul filo dell’ironia quasi goliardica, si rivela di una attualità quasi disarmante: basta già il titolo per capire il perché. La quattordicesima edizione del Premio, organizzato grazie alla caparbietà di Gennaro Gatto e dei genitori di Bianca, Giovanna Vitagliano e Gaetano d’Aponte, ha visto la vittoria di Francesca Incudine, artista siciliana, che ha presentato il brano “Quantu stiddi”. Francesca ha vinto anche il Premio della critica intitolato a Fausto Mesolella - il musicista che è stato direttore artistico del Premio, fino alla sua improvvisa scomparsa nella primavera del 2017 – ex aequo con la napoletana Irene (Irene Scarpato), che ha presentato “Call Center”. Irene ha anche ricevuto la menzione per la miglior composizione, mentre quella per il testo se l’è aggiudicata Giulia Pratelli con “Non ti preoccupare” e quella per l’interpretazione Meezy con “Temporale”. Sono premi giusti; l’Incudine ha vinto davvero con merito e con questa vittoria chiude una tappa importante del suo percorso musicale, che fino ad ora è stato ricco di soddisfazioni e risultati straordinari: deve convincersi della sua ormai totale maturità artistica, la sua forza compositiva e la sicurezza del suo live. Francesca Incudine è brava e cantautrici come lei sono una consolazione per la nostra canzone d’autore. Anzi: d’autrice. Smettiamola di chiamarla canzone d’autore “al femminile”: fa quasi pensare che uomini e donne si interessino di mondi separati, disegnati al maschile e al femminile. 

Mentre il mondo è lo stesso: è lo sguardo con cui lo si osserva ad essere diverso. Di questo si devono convincere soprattutto le donne e va detto che quest’anno, al di là del valore delle composizioni, tra le dieci canzoni finaliste c’era di più, c’era del nuovo, c’era coraggio. Anche musicale, nel caso della biondissima Kim e la sua scelta elettro-pop. Avrebbe forse meritato di più, ma va detto che forse era il brano in gara ad essere meno forte dell’altro presentato il venerdì, fuori concorso. Per chi non lo sa, infatti, il Premio Bianca d’Aponte dà veramente molto spazio alle concorrenti e permette alle due giurie (quella che assegna il premio in assoluto - fatta di addetti ai lavori: cantanti, musicisti, produttori, parolieri, discografici ecc. - presieduta dalla madrina - e quella che assegna il premio Mesolella, composta da giornalisti e critici musicali e presieduta da Enrico de Angelis) di conoscerle meglio, perché nella prima serata ogni artista può cantare un altro brano del suo repertorio e la mattina del sabato tutte vengono presentate e hanno la possibilità di raccontare di sé e del loro percorso artistico. Quest’anno a condurre brillantemente questa presentazione l’attrice Alessandra Casale, coadiuvata dalla giornalista Rai Roberta Balzotti. Per tornare a Kim, va detto che però Rai RadioLive e Rai Italia hanno deciso di premiarla insieme con Meezy, regalando loro un’intervista radiofonica e televisiva con la conduttrice Maria Cristina Zoppa. 

I premi in realtà sono stati tantissimi, perché il mondo che ruota intorno al d’Aponte è davvero variegato e purtroppo non possiamo rendere giustizia a tutti. Va detto però che a prescindere da questo tutte le partecipanti sono andate via con la propria targa, perché Gaetano d’Aponte intende il Premio non come una gara o una sfida tra contendenti, ma come un incontro, una occasione di confronto, di scambio. Non è facile raccontare l’atmosfera e il senso di una realtà che muove ogni suo passo grazie al grande motore della gratitudine, dell’affetto, del sentimento. Dell’amore, molto più semplicemente: ma parlare d’amore su un articolo rischia sempre di far scadere tutto dentro la retorica più banale. Riuscire a descrivere a chi non c’è una realtà così semplice eppure così colorata, così straordinariamente ricca e serenamente commossa è davvero complesso. Ma noi ci proviamo ogni anno perché vogliamo che le cantautrici che non conoscono questa realtà la tentino e vogliamo attirare l’attenzione degli addetti ai lavori che ne sanno poco, affinché la vivano, la confrontino, ne parlino, la vadano a cercare: c’è bisogno di bellezza in questa emergenza umanitaria e umana, come dice il mio amico cantautore: ma cosa meglio della musica, se passa attraverso momenti come quello del d’Aponte? E quest’anno il merito è stato anche del nuovo direttore artistico, Ferruccio Spinetti, che si è accollato una bella responsabilità prendendo in mano la situazione lasciata da Fausto. 

Non lo ha sostituito, sia ben chiaro: Giorgio Gaber una volta, in una intervista radiofonica, disse che siamo tutti unici e nessuno quindi è sostituibile. Ma Spinetti è perfettamente riuscito a dare la sua impronta senza snaturare l’anima del “Bianca”. A partire dalla serata del venerdì, i presenti hanno assistito ad una serie di set uno più bello dell’altro: bravissimi sia Giovanni Block che Giuseppe Anastasi, straordinarie le napoletane SesèMamà (Brunella Selo, Elisabetta Serio, Annalisa Madonna, Fabiana Martone), impressionante l’Orchestra di Piazza Vittorio nella sua versione glam-rock del Don Giovanni di Mozart, con una Petra Magoni che si muoveva sul palco come un folletto (se lo spettacolo si dovesse avvicinare dalle vostre parti non ve lo perdete per nulla al mondo). Ma soprattutto bisogna parlare della tosco-ellenica Marina Mulopulos, che ha ricevuto il Premio Bianca d’Aponte International (assegnato in collaborazione con il Premio Andrea Parodi di Cagliari). La sua performance al Cimarosa ha lasciato attonita la platea, per le doti vocali, la forza della musica, la magia dei brani che, guarda caso, proprio di streghe, incanti e incantesimi parlavano. Un set superlativo. Al sabato – senza voler far assolutamente torto alla bravissima Orchestra Residente diretta da Alessandro Crescenzo – sul palco un trio straordinario ci ha deliziato accompagnando alcuni artisti: erano lo stesso Ferruccio Spinetti, Giovanni Ceccarelli e Mimì Ciaramella. 

In particolare hanno accompagnato Elena Ledda - un’artista che quando sale sul palco giganteggia con la sua voce potente - che ha commosso tutta la platea con la sua versione in sardo della “Ninna nanna in Re” di Bianca d’Aponte. Un altro momento davvero appassionato è stato quando a salire sul palco è stato Carlo Marrale che, quasi scusandosi e chiedendo il permesso, si è esibito nel repertorio più amato dei Matia Bazar: è finita con l’ovazione del Teatro e con l’evidente commozione dell’artista, sorpreso ed emozionato. Gli altri momenti del sabato sono stati – oltre quello già ricordato della coraggiosa Simona Molinari - l’inedita accoppiata Rossana Casale-Kaballà, Mariella Nava, Bruno Marro, Sasà Calabrese e un elegante (come sempre del resto) Joe Barbieri. Infine va detto – in questa edizione particolarmente brillante – la scelta felice della conduzione, con Carlotta Scarlatto e Ottavio Nieddu. Una considerazione conclusiva va fatta: la cosa che più sorprende ogni anno, al d’Aponte, è la gioia di chi si ritrova a salire sul palco del Teatro Cimarosa. Ha notato Alessandra Casale che forse è l’unico palco dove gli abbracci sono davvero sinceri. Sinceri e sereni come questa quattordicesima edizione del Premio Bianca d’Aponte. 

 

IL FATTO QUOTIDIANO

28 OTTOBRE 2018

 

Premio Bianca D’Aponte, un miracolo della canzone italiana

Premio Bianca D’Aponte, un miracolo della canzone italiana

Musica | 28 ottobre 2018

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Critico musicale

Si è conclusa sabato sera ad Aversa la 14esima edizione del Premio Bianca D’Aponte, manifestazione dedicata alla canzone d’autore al femminile. Per ciò che riguarda il concorso, ha fatto incetta di premi la cantautrice siciliana Francesca Incudine, fresca vincitrice della Targa Tenco per l’album in dialetto. A lei sono andati il premio assoluto e quello della critica “Fausto Mesolella”, in questo caso a pari merito con la partenopea Irene Scarpato. Da segnalare in particolare almeno un altro paio di finaliste: la brava ChiaraRaggi, che ha vinto un contratto di produzione messo a disposizione da Mariella NavaGiulia Pratelli, che con la canzone Non ti preoccupare ha vinto il premio per il miglior testo.

Io non posso far altro che ripetere qui quello che penso da tempo: il Premio Bianca D’Aponte è un miracolo. Sono passati dieci anni esatti dalla prima volta in cui vi misi piede. Sono andato a ricercare la primissima recensione che ne scrissi, l’indomani. Eccola qua. È incredibile costatare come non siano cambiate le cose più importanti, che caratterizzavano e caratterizzano questa manifestazione.

 

Partiamo dai presentatori. Allora Roberta Balzotti e SandroPetrone; oggi Carlotta Scarlatto e Ottavio Nieddu. I presentatori sono importanti, perché rappresentano l’“interfaccia” di un evento, di tutto il lavoro e la disciplina che sta dietro. Oggi, come dieci anni fa, le artiste sono state presentate con approfondimento artistico e leggerezza, curiosità e competenza. Le ragazze finaliste, con il loro mondo musicale, sono così apparse davvero il centro di tutto. Vi assicuro che non sempre succede.

Poi ci sono stati gli ospiti. Qui parlerò di quelli del sabato sera, in cui ero presente. Anzitutto la madrina dell’edizione 2018, SimonaMolinari. Lei è brava, una delle migliori performer italiane; è salita sul palco con una fastidiosa tracheite, che però non le ha impedito di eseguire un paio di pezzi molto coinvolgenti, fra cui il brano Il bagarozzo re, uno dei più intelligenti di Bianca D’Aponte. Merita certamente una menzione speciale Elena Ledda, soprattutto per la traduzione in lingua sarda della delicata Ninna Nanna in re, sempre di Bianca. Per via della bravura della cantante e della bellezza del brano, è stato uno di quei casi in cui davvero non conta molto non capire la lingua in cui si canta: l’emozione passa e ti inchioda.

 

Chiudo citando il set di quel grande autore che è Carlo Marrale. Lui ha scritto alcune delle più belle canzoni della storia italiana: da Stasera… che sera a Ti sento, passando per C’è tutto un mondo intornoPer un’ora d’amore o Vacanze romane. Musicista di razza, le ha eseguite sul palco con chitarra classica sola o accompagnato, fra gli altri, dal direttore artistico Ferruccio Spinetti al contrabbasso. Le belle canzoni, quando sono davvero tali, non hanno bisogno di tanti fronzoli: fermano il tempo e descrivono in tre minuti un immaginario comune. Marrale ha ricevuto una meritatissima standing ovation. Si è commosso e ha così ricordato a tutti – in simili prosaici tempi – cosa sia la bravura e l’umiltà, accompagnate da un’antica ed emozionante cordialità.

 

 

16 dicembre 2017

La poetica di Bianca sul Fattoquotidiano.it (di Paolo Talanca)


https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/16/consigli-per-gli-ascolti-la-meraviglia-di-bianca-daponte/4043457/

Dicono di noi

Chiara Civello

Il Premio Bianca D'Aponte è una bellissima iniziativa che premia giovani cantautrici e le espone alle forti emozioni delle prime esibizioni dal vivo. E' un'opportunità che consente loro di misurarsi con altre voci, altre espressività e con gli aspetti più difficili di ogni percorso artistico, come quello competitivo e quello del giudizio degli altri,

Poche volte ho visto tante persone del mondo della musica riunirsi, lasciando a casa fastidiose dinamiche legate a ruoli e gerarchie che tanto rimpiccioliscono le nostre prospettive. Spesso le le manifestazioni canore ruotano attorno a meccanismi commerciali, il D'Aponte no. 

Qui un padre, una madre e il migliore amico di Bianca, hanno trasformato il dolore in amore, l'assenza in presenza e con le loro risorse creano un evento che cresce ogni anno e riescono a riunire tutti attorno a giovani artiste per dare loro forza e possibilità.

 

Siamo vivi oggi, e insieme a noi vive chi amiamo, anche se non è più intorno a noi. 

La musica ci fa visitare l'altrove e ci porta ad uno stato di arrendevolezza, come l'amore. 

Ecco cosa mi hanno ricordato Gaetano, Giovanna  e Genny quest'anno in cui ho partecipato per la prima volta, come madrina nel premio Bianca D'Aponte.

L'amore ti da la vita e ti tiene in vita, Bianca, come mia nonna Bianca: la persona che mi ha consegnata alla musica.

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Tosca

Sentivo parlare del Bianca D'Aponte da tempo. Da alcune mie colleghe. Ero anche stata invitata da Fausto Mesolella ma non ricordo per quale  motivo  non ero mai riuscita ad andare. Poi l'invito di Ferruccio Spinetti per essere la madrina nel 2019 e l'incontro con Gaetano , padre di Bianca. Io suoi occhi, non li dimentichero' mai. Quella tenacia , quella forza. Tutto cio' e' diventato un rito annuale dove ragazze meravigliose, cantautrici, ogni anno nascono e fioriscono in una  accoglienza unica che rappresenta festival. Festival che vive da solo, con la forza umana ed economica dei genitori di Bianca e degli artisti che ogni anno ne fanno parte. Da rompiscatole quale sono, sono voluta andare sulla sua tomba, volevo essere vicino a lei, volevo capire. E li , proprio li, ho giurato a Gaetano che sarei stata al loro fianco fino a che avrò' forza. Da lontano, mettendo a disposizione quello che ho ma che mai e poi mai avrei permesso di disperdere tutto ciò. Per quello che posso. Ed e'  a gran voce che e' doveroso indicare alle   istituzioni  che si rendano conto di quanto questa riserva protetta vada salvaguardata e sostenuta. Non solo per il ricordo di Bianca, donnina infaticabile che da chissà' dove muove fili invisibili , ma per tutte le donne artiste che faticano a trovare un posto in questa societa'  e che si ritrovano e  si riconoscono  in una casa senza eguali. Mi nonna diceva: quando qualcuno muore non si sa dove va ma si sa dove resta ...e Bianca e' ferma li con la sua chitarra e i suoi occhi verso l'orizzonte che continua a indicarci la strada.
Lunga vita al Bianca d'Aponte .
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Irene Grandi

Premio Bianca D’Aponte. Un premio creato da Gaetano D’Aponte e dedicato alle giovani cantautrici in memoria della figlia Bianca, del suo talento ed amore per la musica .
Chi partecipa troverà un ambiente accogliente e stimolante !
L’atmosfera è più di condivisione che di competizione, perché tutti si incontrano nell’ampio backstage dove si partecipa insieme all’emozione di salire sul palco . È un bel modo di iniziare a mettere in scena la propria musica ed esibirsi di fronte a una calda platea e ad una giuria di qualità.
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Brunella Selo

Ho avuto il privilegio di essere la prima madrina del Premio Bianca D’Aponte, e sin dalla prima edizione mi è apparsa evidente la grande partecipazione emotiva e professionale di tutti quelli che gravitavano attorno alla manifestazione. Dal direttore artistico alla giuria, dalle concorrenti all’orchestra, dai fonici agli artisti ospiti, tutti contribuiscono anno dopo anno a rendere sempre più prestigioso questo concorso, che ormai ha varcato persino i confini nazionali, facendosi apprezzare anche fuori Italia. L’enorme pregio del Premio D’Aponte non è solo l’assoluta trasparenza e correttezza, requisiti indispensabili per una duratura e fondata credibilità, ma la condivisione appassionata, approfondita e accogliente di ogni realtà femminile in concorso: le concorrenti fanno squadra, si confrontano e creano presupposti per future collaborazioni, rendendo ancora più dinamico e prezioso il senso di questa manifestazione nel nome di una grande artista come Bianca D’Aponte.
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Petra Magoni

Il premio Bianca D’Aponte dall’essere l’entusiastica promessa degli inizi è diventato, giunto ormai alla sua 17 edizione, una solida certezza portata avanti con l’onesta’, la sincerità e la passione di sempre da Gaetano e da tutti coloro che con lui collaborano contribuendo a dare spazio al cantautorato al femminile nel nome di Bianca, un talento che se ne è andato troppo presto.
Chi viene in contatto con questa realtà non può non innamorarsene, sia esso concorrente, madrina, ospite, giornalista, addetto ai lavori....perché dove si respira Amore e Bellezza, è li che si vuole tornare.
Anche per questo, in nome dell’Amore, il testimone della direzione artistica è stato raccolto da Ferruccio dopo la scomparsa di Fausto.
Spero di tornare anch’io presto ad abbracciare tutti voi.
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Cristina Dona’

Il Premio Bianca d’Aponte, un germoglio spaziotemporale.

 

Faccio parte del Premio Bianca d’Aponte dal 2011, l’anno in cui ebbi il piacere di essere la madrina della 7°edizione . Generalmente si inizia così: con un invito, con il lavoro da casa per la selezione delle dieci finaliste, con la scelta di uno dei meravigliosi brani di Bianca, che la madrina interpreta e registra per la compilation ogni anno. 

Ma è possibile capire veramente cos’è il Premio solo quando si giunge ad Aversa per le due serate finali. 

Quando incontri Gaetano, Giovanna, Genny e ora Ferruccio, che lavorano alacremente tutto l’anno affinchè l’ingranaggio funzioni e dia alla luce i suoi frutti miracolosi. 

Quando entri nel teatro Cimarosa e ti interfacci coi tecnici, preparati e disponibili. 

Intuisci il senso quando ad Aversa vedi crescere il numero di persone, artisti, musici, giornalisti e giornaliste, fotografi e fotografe, scrittori e scrittrici, che arrivano da ogni dove, e lasciano il loro contributo, magari anche piccolo, ma decisivo, al Premio. 

Capisci qualcosa di più quando guardi da un angolo nascosto del teatro le finaliste che si confrontano, si sorridono, tremano e fanno profondi sospiri prima di salire sul palco.  

Quando le ascolti cantare canzoni che stupiscono per originalità, bellezza e potenzialità. 

E lo vedi, il Premio Bianca d’Aponte, che cresce e si fa robusto, anno dopo anno. 

E’ un integratore per l’anima ma soprattutto un appuntamento importante, ricco di importanti personalità del settore che lo rendono un punto di riferimento consolidato per molti giovani artisti.

Un luogo, un germoglio spaziotemporale dove la musica è soprattutto un valore.

Cristina Donà

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Paola Turci:

Il premio Bianca D’Aponte è un piccolo gioiello artistico, un prezioso anello di congiunzione con rassegne come Musicultura, Premio Tenco e Festival di Sanremo.
È una reale opportunità per i giovani talenti alla ricerca di una “rampa di lancio” per far conoscere la loro musica.
Sono stata madrina del premio, qualche anno fa e porto con me il ricordo felice di un gruppo di persone appassionate e competenti. La direzione artistica era affidata al grande Fausto Mesolella, poi prematuramente scomparso. Oggi, a dimostrazione dell’importanza della rassegna, un altro musicista di immenso valore: Ferruccio Spinetti.
Auguro lunga vita al Premio Bianca D’Aponte, la nuova musica ne ha davvero bisogno.

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Simona Molinari:

Aver fatto la madrina del Premio D’Aponte significa essere entrata a far parte di una famiglia.

 

Quello che ha questo Premio, credo abbia a che fare con la bellezza.

 Si perché mi è sembrato davvero di scorgere della bellezza in quello che la famiglia D’Aponte porta avanti da anni con passione.

Io credo che la bellezza sia in tutte le cose fatte con cura e amore e per amore.

 

Il pensiero volto al femminile, l’attenzione che viene data a ciò che le artiste presentano, le modalità di selezione, di accoglienza di meritocrazia e dignità che viene donata a tutti i partecipanti e agli ospiti sono esempi di cui fare tesoro. Esempi che andrebbero clonati e riproposti perché c’è una cosa incredibile che la bellezza fa oltre a rendere le nostre vite migliori : produce altra bellezza.

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Ginevra di Marco:

Quando fui invitata ad essere madrina del Premio Bianca D’Aponte nel 2015 non avrei mai potuto immaginare potesse addirittura rivelarsi un insegnamento di vita. Gaetano, Giovanna, Genny hanno deciso di abbracciare col proprio affetto e la propria umanità quel mondo nel quale Bianca si era affacciata e che sarebbe dovuto essere il suo. Hanno “trasformato” il dolore in occasione artistica per giovani cantautrici. 

Attorno a loro gli amici del Premio, tutti gli artisti, giornalisti, amici e operatori del settore che ogni anno soffiano su quella brace per alimentarne il calore, contribuendo a rendere il Premio vivo e vero, una tre giorni di grande affettività, arte e bellezza.

Un oasi rarissima nel mare del mondo dello spettacolo dove convivono umanità, amicizia, coesione e alta sensibilità. Un esempio. Grazie

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Andrea Miro’: 

Essere madrina al Bianca D’Aponte è stata un’esperienza unica: raramente mi sono trovata immersa in un mondo creativo totalmente al femminile come quello espresso dalle tante e variegate artiste che negli anni, man mano, si sono raffinate, sono cresciute, sempre più sviluppando doti testuali, costruzione armonica e melodica, privilegiando una cifra il più possibile personale, arrivando a proporre brani a tratti anche sperimentali o scegliendo territori poco battuti. 

È un banco di prova ma anche un momento di scambio reciproco, ed è un luogo-nido dove svelarsi senza riserve, sentendosi comprese. Credo fortemente che quest’atmosfera si debba a Gaetano D’Aponte, papà di Bianca, che ha saputo veicolare con infinito amore il lavoro che la cantautrice stava facendo - lavoro con scorza e peso specifico importanti, in anni ancora poco aperti al cantautorato femminile - il tutto coordinato prima dal compianto Fausto Mesolella, poi da Ferruccio Spinetti, due artisti eccellenti per capacità, gusto, profondità e musicalità. Andare al Bianca D’Aponte è un po’ come andare “a casa”, trovarsi, o ritrovarsi. E fare festa.

 


“Un DemoSpecial davvero speciale: non una puntata dedicata a uno dei nostri artisti di maggior talento ma una delle due puntate che abbiamo voluto dedicare ad una delle manifestazioni più emozionanti a cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare in questi sei anni di onorato talent-scouting. Si tratta della 3^edizione del Premio Bianca d’Aponte, un premio di cantautorato tutto al femminile che ci ha sinceramente impressionato prima di tutto per la qualità della musica espressa, ma poi anche per l’atmosfera fantastica vissuta dietro il palco, per l’organizzazione efficiente ma familiare in mano a Gaetano d’Aponte, per la qualità senza precedenti della giuria messa in campo (Giorgio Calabrese, Gianfranco Reverberi, Enrico de Angelis del Tenco, Sandro Petrone del TG2, Roberta Balzotti del TG3, Anna Bischi Graziani del Premio Pigro, Francesco Paracchini dell’Isola che non c’era…e tanti altri). Ma poi le finaliste, tutte bravissime, tutte con una marcia in più, tutte con una loro bellezza che veniva da dentro. Ed è proprio per non farvele perdere neanche una che abbiamo deciso di fare 2 puntate composte da 5 artiste a puntata.

Michael Pergolani e Renato Marengo (RadioDemo Rai) 


“il Premio nasce per ricordare Bianca d’Aponte, scomparsa a soli 23 anni, alla vigila dell’incisione del suo prima singolo. Sono molto contento perché questo è il terzo anno del premio e c’è un interesse in ascesa: questo mi dà grande soddisfazione. C’era bisogno di un premio tutto al femminile perché secondo me viene poco valorizzato, tra chi scrive canzoni, il pianeta femminile…”
Fausto Mesolella 
 “questa rassegna non è una bandiera al femminismo. Oggi è difficile per tutti i giovani farsi ascoltare, per le donne lo è ancora di più. Gli esempi che ci arrivano dall’America sono chiari: devi essere una bellissima ragazza e devi avere avuto una vita maledetta alla Janis Joplin. Sai perché c’è bisogno di questo Premio? Oggi in Italia le donne credono nelle donne: Caterina Caselli ha creduto in Elisa e l’ha fatta esplodere. Gli uomini fanno ancora fatica a dare credibilità alle donne cantanti.”

Rossana Casale 


“raramente si ha la fortuna di poter contare su una giuria così prestigiosa: la fortuna è per la manifestazione, ma anche per i concorrenti in gara! Per questo dico che la nostra gioia come U.d.U. Records è doppia se non tripla: assieme agli acchiappatalenti Renato Marengo e Michael Pergolani da anni facciamo scouting e promuoviamo le cose più interessanti in campo musicale.

Giancarlo Passarella


“..rendersi conto della serietà del Concorso era semplice: le caratteristiche c´erano tutte fin dall´inizio. Difficile era invece immaginare la ricchezza umana e artistica delle persone che avrei incontrato e che questo concorso l´hanno voluto, creato, fatto crescere. E´ per me naturale ormai personificare il Premio, dargli la figura dei musicisti, del pubblico, degli esperti e degli organizzatori che hanno permesso a giovani artiste di sentirsi tali, di mettersi in gioco in un´arena franca, di comunicare il proprio messaggio, il proprio talento. Il Premio Bianca d´Aponte ha costruito un luogo comune di incontro per artisti, musiche, persone.. ha regalato esperienze e ricordi preziosi, e continuerà a farlo di edizione in edizione..” 

Chiara Morucci (Premio Bianca d’Aponte 2^edizione) 


“...come parlare di una cosa che in realtà non si può spiegare?! potrei risvegliare le mie parole più belle che conservo in un angolo nascosto della mente per le grandi occasioni...ma suonerebbe costruito e banale, caratteristiche che non si sposerebbero affatto con i principi fondamentali di questo concorso, quali l’estrema correttezza, la serietà ed il vero senso di ospitalità! Grazie a suo padre Bianca ha fatto, fa e continuerà a fare d’ a - ponte tra coloro che hanno lo sfrenato bisogno di comunicare e coloro che, senza forse neanche rendersene conto, fanno in modo che questo accada... grazie Bianca e Gaetano con affetto e riconoscenza Marilena Catapano” 

Marilena Catapano (Miglior interpretazione della 2^edizione nella foto) 


...credo che il Premio Bianca d’Aponte, giunto alla sua seconda edizione, rappresenti, nel panorama nazionale delle manifestazioni del settore, una piacevole novità che potrà consolidarsi nel tempo e diventare un serio e concreto punto di riferimento per la canzone d’autore, o per essere precisi : d’autrice...sconsigliato ad aspiranti veline, il Premio, si propone come palcoscenico ideale per cantautrici che abbiano qualcosa da dire e sensazioni da esprimere, e la capacità, il talento e la poetica necessari, per riuscire a renderne partecipi anche gli “altri”. 

Oscar Avogadro 


Ero ad Aversa sabato sera. Arrivata col treno, un pò all’ultimo momento, debuttante in un’importante giuria composta da grandi nomi dell’informazione e della musica. Tra quelli, insomma, che dovevano decidere a fine serata chi, tra le 11 finaliste, avrebbe vinto e chi invece, magari per pochi punti, sarebbe  andata a casa a mani vuote. Mi avevano parlato  dell’atmosfera particolare che si respirava durante le fasi conclusive di questo Premio, del clima goliardico e coinvolgente, dell’amalgama perfetto tra organizzatori, partecipanti, ospiti e giurati. E appena sono arrivata mi sono resa conto che era vero. Ma forse non poteva che essere così, in un concorso nato dall’amore che vince sulla disperazione di perdere una figlia giovane e di grandi speranze alla vigilia del volo verso la vita vera. Gaetano d’Aponte non si è lasciato piegare dal dolore, quando quel 15 agosto del 2003, perse improvvisamente sua figlia Bianca, 23 anni, musicista di rara sensibilità, alla quale fino ad un istante prima vita e futuro sembravano aprirsi senza opporre resistenza. Cercò tra le macerie  del cuore   e lì trovò la forza disumana di costruire un sogno dedicato a Bianca.
Quel sogno è il Premio Bianca d’Aponte. Vi partecipano solo giovani cantautrici, ad immagine esatta di quello che era e sarà per sempre  Bianca. Vengono da tutta Italia ed hanno gioia, energia e anche loro, grandi speranze che niente sembra poter fermare..
Ad Aversa trovano un piccolo mondo a parte, un’isola popolata dall’affetto di Gaetano e dei suoi molti preziosi collaboratori, percepiscono  la ricchezza umana artistica dei tanti amici che il Premio ha trovato pian piano lungo la strada in questi sei anni e non ha più lasciato, personaggi che sono prima di tutto persone animate dal desiderio di vivere tutti insieme il sogno di Gaetano. In pochi anni questo concorso è diventato una prestigiosa realtà, un’opportunità concreta in un’Italia che è strapiena di concorsi, meglio o peggio organizzati, più o meno inutili per chi vi partecipa.
Quello ideato da Gaetano  è anche il Premio del mago Fausto (Mesolella), degli instancabili amici dell’associazione,  degli artisti affezionati, dei discografici umanizzati, dei giornalisti un po’ meno critici e un po’ più sorridenti e delle carismatiche madrine,  quella di ruolo, ma anche quelle non più in carica , perchè qui quando ci sei stato una volta, fai di tutto per tornarci.
Siccome poi  la vita non lo perde questo vizio di toglierti  le persone care senza porsi il problema di quanto ti mancherà chi non c’è più, accade che qualcuno non torni. Ma solo fisicamente come è successo quest’anno  ad Oscar Avogadro, un grande autore, una gran persona, un grande amico del Premio Bianca d’Aponte. E  come fu per Bianca sette anni fa, l’assenza e la malinconia e il dolore si trasformano per l’occasione nel  calore sincero e nell’ energia viva dei forti ricordi e dei commossi omaggi degli amici artisti.

Alessandra Carnevali
 

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